Il tradurre, per Vincenzo Errante, lungi dall’essere un’attività ancillare e di secondaria importanza rispetto all’impegno critico, si pone come il vertice di ogni esperienza estetica di autori stranieri assunti in quella poliedricità di aspetti che rendono lo studio della letteratura un approccio totalizzante per affrontare e comprendere una dimensione culturale “altra”, diversa, talvolta antipodale, ma non per questo inattingibile. La traduzione, o meglio il particolare genere di traduzione cui Errante plaude e che pratica con profonda consapevolezza, non è semplicemente un mezzo per meglio avvicinarsi ad autori, opere ovvero mondi che si esprimono in altri sistemi linguistici. La traduzione d’arte teorizzata, praticata, insegnata da Errante è il fine ultimo di un intenso e complesso percorso di studio e approfondimento che riconosce il suo apice proprio nel riversare in italiano quanto si è “appreso” nell’estraneità di lingue e culture diverse.