In questo periodo, la vita esterna m’era tutta echeggiata principalmente dalla mia stanza. Mi consta che Bloch raccontò d’aver sentito, venendo a trovarmi la sera, come un chiacchierio: e poichè mia madre era a Combray e lui non trovava mai anima viva nella stanza, ne aveva concluso che parlassi solo. Quando, molto più tardi, seppe che Albertina abitava allora con me, e vide che l’avevo tenuta nascosta a tutti, disse che capiva finalmente il motivo per cui in quel periodo della mia vita non volevo più uscire di casa. S’ingannava: ma la cosa era scusabilissima, perchè la realtà in se stessa, per quanto necessaria, non è mai completamente prevedibile. Chi apprende sulla vita d’un altro un particolare esatto ne trae subito conseguenze che non lo sono: e vede nel fatto ultimamente scoperto la spiegazione di cose che non sono affatto in relazione con esso.